Bando PNRR sulla Forestazione Urbana sospeso dal TAR su ricorso degli Agrotecnici
Prima o poi doveva accadere. Ed è accaduto al Ministro Roberto CINGOLANI aggiudicarsi il non invidiabile primato di vedersi sospendere dal TAR Lazio un bando PNRR da 270.000.000 di euro per opere di tutela del verde urbano ed extraurbano, destinato alle Città Metropolitane, che fungono anche da collettore per i progetti dei singoli Comuni che le compongono. E non parliamo di poca cosa, perché i Comuni metropolitani sono 1.268, nei quali risiede oltre il 36% della popolazione italiana.
Il bando sospeso oggi dal TAR Lazio, ed è la prima volta che accade ad un bando PNRR, riguarda “Interventi di forestazione urbana ed extraurbana” ed è finanziato dalla Misura 2 – Componente 4 – Investimento 3.1 del PNRR, che attua una delle sei “missioni” del PNRR, precisamente quella denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, fra le più importanti, perché volta a ridurre le emissioni di gas serra ed a raggiungere la neutralità climatica.
Il finanziamento alle Città Metropolitane ed ai quasi 1.300 Comuni che le compongono durerà tre anni e la prima scadenza di presentazione dei progetti al MITE-Ministero della Transizione Ecologica è prevista per il 31 maggio: la sospensiva del TAR interviene dunque ad interrompere un lavoro già in fase avanzata.
Ma perché l’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati ha presentato ricorso contro il MITE?
E’ presto detto. L’ingente finanziamento originerà una grande quantità di progetti, che daranno lavoro ai tecnici specializzati in questo settore, costantemente per l’intero triennio ed anche oltre. Ed è precisamente questo il punto, perché l’Avviso contiene una clausola davvero particolare (che può fare la fortuna degli interessati:) obbliga i 1.268 Comuni metropolitani a presentare progetti -di qualunque entità ed importo essi siano- solo tramite una determinata categoria professionale (quella degli Agronomi) e dunque escludendo tutti gli altri professionisti, ugualmente competenti, ma iscritti in un differente Albo, ad esempio quello degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati.
Cosa abbia spinto la Direzione del Patrimonio Naturalistico del MITE ad una tale forzatura non è dato saperlo, anche perché gli iscritti nell’Albo degli Agronomi non hanno nessuna competenza riservata, e certamente non in questo settore, come stabilito non solo da una granitica giurisprudenza, ma anche dal Decreto
n. 63/2020 (per ironia della sorte, adottato dallo stesso MITE), relativo ai CAM-Criteri Ambientali Minimi, il quale prevede che per i progetti significativi di nuove aree verdi o di riqualificazione di quelle esistenti debba essere assicurata la presenza di professionalità diverse (come naturalisti, paesaggisti, forestali, ecc: tutte figure che si trovano nell’Albo degli Agrotecnici laureati).
Il bando è stato pubblicato il 30 marzo scorso e pressochè immediatamente il Consiglio Nazionale degli Agrotecnici ha scritto al Direttore del Patrimonio Naturalistico del MITE, dott. Oliviero MONTANARO, per segnalargli “l’errore”, chiedendo di rimediarlo. Non ricevendo risposta veniva riscritto (per altre quattro volte!) ma inutilmente, nè miglior esito ottenevano i tentativi telefonici di fissare un incontro o perlomeno ottenere una interlocuzione telefonica.
Il Ministero dell’Ambiente si è rivelato un impenetrabile “muro di gomma”, in barba ai principi di trasparenza , efficienza e terzietà.
Trascorsi così oltre 45 giorni, in prossimità della scadenza dei termini, agli Agrotecnici altro non restava da fare che ricorrere alla Magistratura amministrativa la quale, evidentemente comprendendo la gravità del fatto, sospendeva immediatamente il bando, fissando la Camera di Consiglio collegiale per il 21 giugno 2022, per la discussione.
“Apprezziamo il lavoro del Governo di Mario Draghi e quello del Ministro Roberto Cingolani -precisa Roberto Orlandi, Presidente del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati- e crediamo che il PNRR sia una straordinaria occasione di rinnovamento del nostro Paese. Per questo non avremmo mai voluto impugnare un bando PNRR così importante, e lo abbiamo scritto chiaramente al Direttore Generale del MITE ma, di fronte al totale rifiuto anche solo al dialogo, non abbiamo avuto altra scelta. Dei ritardi e degli eventuali danni alle attività risponderà la Direzione ministeriale che, nel migliore dei casi, qui è risultata inerte”.
Prosegue Orlandi “Il destino ha voluto che fossimo proprio noi, che stimiamo ed apprezziamo il Ministro CINGOLANI, a dovere far sospendere un suo bando. Il primo del PNRR a subire questa sorte. Da oggi al 21 giugno abbiamo però un mese di tempo per cercare di risolvere il contenzioso e far ripartire le attività, purchè in un quadro giuridico rispettoso delle regole. Diversamente chiederemo al TAR di annullare il provvedimento”.
Questa vicenda comporta diversi interrogativi: come può il Governo -fosse anche il migliore del mondo- realizzare una qualunque politica se il livello di inerzia ed improntitudine di una Direzione ministeriale centrale è quella riscontrata nella presente vicenda?
La legge n. 241/1990 contiene i principi generali ai quali la PP.AA. deve attenersi: efficacia, efficienza, imparzialità e trasparenza. Nessuno di questi pare essere stato rispettato nella presente vicenda: il Ministro Cingolani ritiene che vada bene così?
Chi risponderà degli eventuali danni provocati a centinaia di Comuni, alle imprese, ai progettisti, ai cittadini dalla sospensione delle attività?